Avete mai vissuto quei momenti della vita dove iniziate a guardare in prospettiva?
A me e’ capitato piu’ volte, a periodi alterni, e dopo tanto tempo passato dall’ultima volta in cui ho osservato in tal modo ora mi sento ancora cosi’, scelgo un punto della vita dove mi e’ possibile vedere le cose in prospettiva, una visione panoramica che mi fa capire dove sono io e dove si trovano gli altri e il mondo.
La mia vita, per destino, non e’ stata una vita statica, e non penso lo sara’ mai, anche per questo motivo ho incontrato e conosciuto tanta gente, alcuni rimasti nella mia vita, alcuni distanti fisicamente, e altri hanno proseguito lungo il loro cammino. Con altri ancora ci si era allontanati e poi ritrovati ed e’ stato bello sentire i racconti di vita di coloro con cui da ragazzi si erano condivise le proprie confidenze, incertezze e idee e con cui si era instaurato un rapporto di affettuosa amicizia.
Il desiderio di scrivere questo articolo, che e’ piu’ una riflessione, scaturisce proprio dal risultato della visione in prospettiva.
In questi giorni sono successe piccole cose, che se non gli si da’ peso o non le si considera come importanti, sfuggono ad un occhio poco addestrato all’osservazione e di conseguenza non ci si sofferma in riflessione. Piccole cose che mi hanno fatto riflettere sul significato della vita, piccole cose che se messe in evidenza non gli si da’ valore. E’ come un abito senza le rifiniture, l’abito puo’ avere un taglio impeccabile con un buon modello ma solo quando si saranno scelti i giusti bottoni, la giusta cintura etc.. esso sara’ completo e potra’ fare la sua bella figura. Ecco io guardo prima le rifiniture, perche’ da quelle capisci tante cose.
Un matrimonio di cui non eri a conoscenza, la morte di una persona di cui sei inconsapevole, essere lasciati da alcune amiche ad una cena dopo avermi portata, qualcuno che si prende un impegno alla stessa ora in cui ce l’ha con te ed ovviamente (per questa persona) tu vieni dopo, un parente stretto che non chiama mai, etc… potrei andare avanti ma mi fermo qui.
Mi chiedo se questa e’ la conseguenza di qualche mio atteggiamento passato che ritorna come un boomerang oppure sia qualcos’altro. Nella mia vita ho sempre dato molta importanza alle persone, amo la gente e amo il mondo senza distinzioni razziali o di reddito e ho sempre cercato di essere d’aiuto dove possibile e dove richiesto.
Ma gli atteggiamenti di costoro che seppur di non vitale importanza, nella loro sommatoria, hanno comunque un impatto sull’inconscio e ti fanno sentire inesistente e sola.
Comprendo che lo stile di vita sociale attuale ci sta sempre piu’ allontanando dagli altri, sta creando un baratro di livello empatico. Soprattutto in eventi importanti della vita, l’individuo tende a concentrarsi su stesso e tutto cio’ che lo circonda, e se tu non fai parte del suo mondo, vieni messo da parte.
L’altro tipo di comunicazione che viene a mancare e’ quella della “verita’ su stessi”, non si parla delle proprie problematiche interiori e si mostra cio’ che non si e’, poi accade che quando qualcuno mette in mostra le proprie emozioni piu’ vere viene anche criticato, come se fosse una fragilita’ che non deve essere mostrata perche’ tocca alcune corde interne che in alcuni stridono.
Ma e’ la vita che ci porta ad essere cosi’ oppure siamo noi?
Non sono un’assidua di Facebook, e generalmente lo utilizzo per lavoro, ogni tanto pero’ vado a leggere i post di persone che conosco e ne ho trovato uno che invitava gli altri a farsi sentire perche’ di solito una persona che si fa sentire spesso amerebbe anche che gli altri la chiamassero. Riflessione…. conosco la persona in questione, una persona molto presa dal suo lavoro. Bene tutte le volte che ho chiamato questa persona, nel periodo in cui era indaffarata, e’ stata sfuggente e mi sbolognava dicendomi che mi avrebbe chiamata senza poi farlo.
E’ capitato anche a me di fare la stessa cosa qualche volta, ma in genere mi reputo abbastanza disponibile ad ascoltare gli altri.
Ritengo che questa nuova societa’ stia trasmettendo poco senso del rispetto e della buona educazione. Si stanno perdendo i valori dell’amicizia e della convivialita’ con gli altri.
Sara’ perche’ provengo da una famiglia numerosa e perche’ mia nonna mi ha trasmesso questi valori che ancora sono vivi in me, che risento di questo cambiamento. Mia nonna e’ stata una grande aggregatrice, soleva riunire tutti i figli, generi, nuore e nipoti durante le feste, le sue tavolate erano composte da una trentina di persone ed era un forte momento di condivisione. D’altronde e’ anche tipico del nostro essere italiani, manifestare cosi’ il senso sociale.
Uno degli eventi che ci riconnette agli altri e’ quando la morte ci sfiora, sia quando accade qualche cosa a noi stessi sia quando e’ qualcuno vicino a noi che viene a mancare.
La morte porta ad un’altra dimensione, quell’evento che nessuno ama e che ci fa accorgere delle cose, avvengono dei cambiamenti in noi, i colori sono diversi, gli odori sono diversi. Noi non pensiamo mai alla morte da giovani, ma invece dovremmo, perche’ e’ uno degli eventi della vita che ci permette di vivere la nostra vita a pieno al solo pensarci, ridimensiona l’ego e ci permette di abbracciare il mondo.
L’altro evento che agisce allo stesso modo e’ l’innamoramento, quindi gioia e perdita fanno questo. Mettono in moto un evoluzione profonda al nostro interno. Domani parlero’ della Metamorfosi e alcuni processi qui descritti rappresentano il processo di cambiamento profondo che avviene dentro di noi e di solito si parte proprio dai dettagli, quindi iniziamo ad osservare i bottoni invece che l’intero abito, solo dopo capiremo il valore di quest’ultimo.